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Diritto d’asilo non per Ocalan ma per civiltà

L'e-mail di Daniele Scaglione

di Redazione

In questi giorni, in merito al caso di Abdullah Ocalan, figure istituzionali ed esponenti politici, hanno pubblicamente parlato di diritto d’asilo.
A prescindere dal caso del leader curdo a cui, benche’ indiziato di gravi crimini, si deve garantire, come a chiunque, il diritto a non subire maltrattamenti e il rischio di una condanna a morte – viene da chiedersi quanto sia credibile questo interesse da parte delle forze politiche ai problemi dei rifugiati.
Il 5 novembre scorso, con un ritardo di cinquant’anni, il Senato della Repubblica ha approvato una legge sul diritti
d’asilo inadeguata a soddisfare il bisogno di protezione di coloro che fuggono da persecuzioni. Ad esempio, in questa legge si stabilisce che l’asilo possa essere richiesto solo ai posti di
frontiera o alla questura del luogo di dimora. Ma, al tempo stesso, leggi e prassi del nostro Paese – si pensi alle multe ai vettori o ai pattugliamenti marini – tendono a tenere chi non ha i documenti in regola ben lontano dai confini italiani, come se chi scappa per salvare la propria vita avesse sempre la possibilita’ di pensare ai propri documenti di identita’.
Tra coloro che giungono in Italia con mezzi di fortuna, vi sono albanesi, algerini, curdi, iracheni, marocchini, sierraleonesi, singalesi, tunisini, turchi. Arrivano da paesi dove le violazioni dei
diritti umani sono gravi e diffuse e molti di loro sono probabilmente in fuga da persecuzioni.
Nei dintorni di Trieste, ogni giorno giungono donne e uomini che fuggono ?dalle guerre? della ex-Jugoslavia. Eppure, queste persone, sbrigativamente definite ?clandestini?, vengono spesso rimpatriate senza tanti complimenti.
Il governo italiano, visitando le autorita’ di alcuni Paesi di provenienza dei profughi, è sembrato più interessato a trattare questo fenomeno in quanto problema di ordine pubblico, piuttosto che di diritti negati. Se il continuo riferirsi al diritti d’asilo in queste settimane è sincero, le autorità italiane devono immediatamente garantire che tale diritto venga riconosciuto a chiunque giunga sul nostro territorio per sfuggire alle persecuzioni.
Le forze politiche tutte, dal canto loro, possono e debbono – nella discussione in corso alla Camera – modificare la legge approvata dal Senato, per renderla davvero rispettosa del codice internazionale e della Dichiarazione Universale dei diritti umani. Ne corrono i cinquant?anni, e se non fosse solo una ricorrenza vuota?

Daniele Scaglione
presidente della Sezione Italiana
di Amnesty International

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